Come spiega l'Unità, dal Tesoro arriva una frenata all’ipotesi di un’immediata intesa con la Svizzera per il prelievo sui depositi di italiani nei forzieri della Confederazione. "Dopo le anticipazioni dell’ambasciatore Oscar Knapp di una possibile intesa entro Natale, ieri si è scatenato il pressing dei banchieri elvetici. 'Secondo noi i clienti italiano vogliono l’accordo, ha detto il vicepresidente dell’associazione dei banchieri svizzeri Jakob Schaad, e certamente noi lo vogliamo". Il problema è che secondo il banchiere "L’aliquota deve dipendere dalla situazione e dal modello di fiscalità di ogni Paese. Non è immaginabile che per l’Italia si stabilisca un’aliquota come, per esempio, quella della Germania, che arriva fino al 41 per cento, in quanto in Italia ci sono stati nel passato tre scudi fiscali con la possibilità di regolarizzazione a costi molto più bassi". Il che vuol dire che per regolarizzare il passato occorrerà farlo a prezzi molto bassi: "Ora i paradisi sono pieni e le casse pubbliche italiane vuote, a differenza di quelle tedesche. Per il futuro, una volta regolarizzato il conto corrente, si applicherà invece un livello di tassazione pari a quello del Paese di provenienza del correntista". Ovviamente, in cambio, gli evasori italiani avrebbero il vantaggio di restare anonimi e di vedersi legalizzati i loro capitali. "In cambio l’Italia avrebbe un incasso una tantum che potrebbe essere considerevole". Il ministro Grilli punta a un accordo trasparente: "Cerchiamo di lavorare con grande lena. Ci sono ancora problemi sul tavolo in termini di trasparenza, riciclaggio e scambio di informazioni. L’obiettivo è di raggiungere un accordo su cui non ci sono siano polemiche".
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