Alcuni giorni fa l'edizione di Milano del Corriere della Sera riportava alcune considerazioni rilasciate dai commercianti di beni di lusso con botteghe rinomate al centro in merito alla questione della tracciabilità dei contanti. Due, in particolare, meritano una riflessione: "Vaglielo a dire a un russo che può pagare in contanti solo se ci compila un modulo con tutti i suoi dati fiscali. In tanti rinunciano". E la seconda che fa riferimento alle amanti clandestine che hanno visto crollare il numero dei regali perché adesso è troppo rischioso pagare con carte o assegni lasciando traccia: "Addio pensierini di riparazione. Crisi del gioiello, della borsa in coccodrillo, del pezzo unico". La regola è questa: se sei italiano o europeo non puoi pagare in contanti sopra i mille euro. "L’extracomunitario, invece, può spingersi fino a 15mila euro purché dichiari i suoi dati. A quel punto, il negoziante dovrà girare importi e dettagli alla banca di riferimento (tra l’altro, dopo i 3.600 euro di spesa, bisogna comunque allegare carta di identità, codice fiscale ed estremi dell’operazione". Anche se qualche piccolo trucco esiste, come spiega una direttrice di negozio di via Montenapoleone: "Se in boutique si presenta una famiglia di tre persone non è detto che paghi solo il capofamiglia", segue strizzatina d’occhio. Insomma, i negozianti si dicono dediti anima e corpo alla lotta all'evasione : "Ma non possiamo rinunciare agli stranieri". E, poi, "Anche chi non ha niente da nascondere non vuole grane e i clienti sono terrorizzati". I brasiliani, per esempio, preferiscono non servirsi di carte di credito "per evitare la soprattassa imposta in patria a tutti gli acquisti documentati all'estero. I cinesi non hanno carte di credito illimitate e, se teniamo conto che spesso acquistano anche per i connazionali, raggiungono velocemente il limite massimo e fanno ricorso poi ai contanti, come i russi". Gli italiani non spendono, "hanno paura di sembrare ricchi e subire controlli fiscali". Per i Casinò stesso discorso, il limite rappresenta: "Una mazzata per il giro d'affari perché colpisce soprattutto la parte irrazionale e istintiva del giocatore, la componente decisiva di ogni puntata. Così siamo costretti a pagare in assegni e non in moneta contante un'eventuale vincita e demotiviamo chi tenta la fortuna". È chiaro che qualcosa non torna. Da una parte è sacrosanto che la tracciabilità dei pagamenti sia una decisione da adottare a livello europeo perché paesi come Grecia, Spagna e Portogallo con i voli low cost sono facilmente raggiungibili per poter realizzare acquisti di beni di lusso senza esser segnalati al fisco. Dall'altra è anche logico porsi la questione del perché il commercio debba reggersi soltanto o soprattutto sul gioco d'azzardo o sull'evasione: cinesi, russi, brasiliani e altri pagano in contanti perché a loro vien bene pagare in contanti: nei paesi dove l'evasione fiscale è contenuta e i controlli elevati tanta facilità di girare con i rotoli di dollari e di euro non esiste. Se i soldi che fanno girare l'economia sono solo quelli, per usare un eufemismo, di non sicura provenienza, almeno bisognerebbe evitare di parlare di libertà individuali da salvaguardare.
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