Come racconta Il Sole 24 Ore emergono dalla rete "nuove forme di monete che hanno un valore ma non un prezzo. Lo scambio avviene perché chi offre e chi riceve la moneta alternativa ne accetta il valore, ma non c’è un tasso d’interesse e tantomeno uno spread da pagare. Non c’è neanche una banca centrale o un singolo organo emittente". Hanno iniziato le valute digitali create all’interno dei grandi giochi online come i Linden Dollars di Second Life "che hanno l’ambizione limitata di consentire scambi in ambienti limitati. Come le perline usate nei villaggi-vacanza per pagare le consumazioni al bar". Poi è arrivato il turno dei Bitcoin "basato su una crittografia indistruttibile e sull’anonimato assoluto". Una vera e propria banca centrale peer-to-peer. L’economista dell’università Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé spiega: "è evidente che il monopolio della moneta per diritto sovrano come lo conosciamo dagli ultimi secoli è messo in discussione". MT.Gox e poi BitcoinCentral si occupano della compravendita on-line di questa valuta e il secondo ha stipulato un accordo "con il Credit Mutuel Arkéa e l’istituto di pagamento Aqoba (capace di offrire servizi di pagamento come le banche ma anche come Paypal o Dwolla, ad esempio) al fine di poter dare ai suoi clienti un codice Iban, tenere conti in bitcon,emettere carte di debito, accettare pagamenti e accrediti per i suoi clienti". A questo si aggiunge la rivoluzione degli smartphone che ha creato una tecnologia di scambio orizzontale inedita: "cambiano le occasioni di utilizzare la moneta tradizionale, si crea spazio per quella alternativa, svincolata dal monopolio di una banca centrale".
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