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giovedì 31 gennaio 2013

Paypaljob.blogspot.com: Il caso WhatsApp e il canone per i servizi web

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Il caso WhatsApp e il canone per i servizi web
Jan 31st 2013, 10:59

wuFai in modo che si abituino ad avere un servizio gratis. Dopo imponigli di pagare per continuare ad averlo. La strategia di marketing per imbrigliare l’utente nella dipendenza da un’app o da una piattaforma è questa. E questo, come spiega il Corriere della Sera, "Capita, sempre più spesso, anche con una delle applicazioni più scaricate al mondo: WhatsApp. Il servizio di messaggistica è gratuito. Una volta scaricato sullo smartphone, permette di chattare senza pagare un costo aggiuntivo. Tutto risolto? No, perché dopo un anno di utilizzo l’applicazione diventa a pagamento, sia per gli utenti Android (79 centesimi all’anno) che per quelli iOS (0,89 euro)". Ma, ormai, gli utenti internet sono legati a doppio filo con piattaforme come YouTube, DropBox, Linkedin o Gmail perché sono diventati strumenti di lavoro e restano spiazzati quando arrivano le richieste di pagamento. Anche perché, soprattutto i giovani, sono abituati ad avere tutto gratis in rete, dai film, passando per le canzoni fino ai servizi di chat. Quindi non sono disposti a pagare. Secondo Marta Valsecchi dell’osservatorio Mobile e Web del Politecnico di Milano, la strategia per uscire da questo stallo potrebbe essere non così complessa: "Molti si rifiutano di pagare perché hanno paura di dare il proprio numero di carta di credito. Sarebbe sufficiente legare il canone del servizio all’abbonamento del telefono e gli utenti diventerebbero più disponibili". Siamo sicuri che basterebbe?

L’articolo Il caso WhatsApp e il canone per i servizi web sembra essere il primo su War on Cash.

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