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lunedì 8 ottobre 2012

Paypaljob.blogspot.com: Tagli all’interchange fee? A rimetterci è il consumatore.

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Tagli all'interchange fee? A rimetterci è il consumatore.
Oct 8th 2012, 05:50

Waroncash.org pubblica la traduzione dell’articolo di Enrique Calvet, membro della Commissione consultiva per le trasformazioni industriali del Comitato economico e sociale europeo. L’articolo originale è su The Corner.

Non è sempre facile discutere in modo razionale all'interno dei dibattiti politici. Ancor di più quando l'argomento è per sua natura complesso, di tipo tecnico e con un impatto immediato sul portafoglio di ognuno di noi come quello che riguarda le commissioni sulle carte di pagamento. Tuttavia, in un momento in cui a Bruxelles l'Unione Europea sta esaminando le possibili misure per tenere sotto controllo le reti di pagamento tramite carte, ritengo che il dibattito sia in un certo qual modo incompleto, disinformato e, probabilmente, guidato da interessi in conflitto tra loro a causa di potenti (per quanto legittime) lobby da parte di grandi aziende. Alla fine di settembre, il Parlamento Europeo ha mandato un segnale politico invocando una legislazione a livello comunitario sui pagamenti (tramite carte) e in particolare sulla riduzione dei costi di pagamento. Anche la Commissione europea a fine ottobre sarà chiamata a esprimere le proprie intenzioni in merito a questa legislazione. Tutto questo si muove sullo sfondo di un anno di schermaglie legali tra le banche, i sistemi di pagamento e i commercianti, di richieste più o meno populiste da parte dei politici per l'abbassamento del costo dei pagamenti con carta e dell'azione individuale di numerosi Paesi che hanno agito per imporre limiti obbligatori alle commissioni sui pagamenti. Nella maggior parte dei casi, l'attenzione si è focalizzata sulle cosiddette "interchange fee". L'interchange fee è una piccola commissione pagata dalla banca di un esercente (acquirer) alla banca del titolare della carta (issuer) nell'ambito di una transazione tramite carte di pagamento. Generalmente, è pensata per bilanciare i costi e i benefici dei pagamenti elettronici e assicura che ogni partecipante contribuisca in modo equo ai costi associati all'elaborazione e alla protezione delle transazioni tramite carte di pagamento. L'interchange fee è inclusa nella commissione che un esercente deve versare alla propria banca (acquirer). Per questo motivo, alcuni esercenti sono contrari alla sua applicazione e vorrebbero che venisse sottoposta a un massimale, limitata o perfino vietata. Molti politici hanno inoltre sostenuto che se questo dovesse avvenire, anche i consumatori ne trarrebbero vantaggio, ad esempio grazie a una riduzione dei prezzi per le merci che acquistano. La realtà dovrebbe tuttavia essere analizzata con maggior precisione e adottando un punto di vista completo. Uno dei paesi che hanno spinto per un abbassamento dell'interchange fee è il mio: la Spagna. L'impatto di queste riduzioni sul mercato è stato esaminato da un recente studio condotto da economisti spagnoli dell'Università Rey Juan Carlos, dell'Università Autonoma di Madrid e dell'Università UNED. Nel periodo di cinque anni che va dal 2006 al 2010, le interchange fee sono state ridotte di oltre il 57 per cento. Tuttavia, secondo le conclusioni dello studio, i consumatori del mio paese non hanno ottenuto alcun beneficio da questa riduzione. I commercianti, invece, senza dubbio ne hanno tratto giovamento: queste riduzioni hanno permesso loro di risparmiare 2,75 miliardi di euro nei cinque anni in questione. Inoltre, cosa decisamente sorprendente, i costi per i consumatori, dovuti principalmente alle commissioni annuali sulle carte, sono aumentati di uno sbalorditivo 50 per cento nello stesso periodo. Questo si traduce in un carico aggiuntivo di 2,35 miliardi di euro che i consumatori hanno dovuto sostenere solo per l'utilizzo delle proprie carte di pagamento. Ma non finisce qui. Anche altre commissioni sono state aumentate nello stesso periodo, per esempio quelle addebitate ai consumatori per gli scoperti. Inoltre, i premi e le promozioni solitamente associati alle carte di pagamento sono stati ridotti o perfino eliminati. Il motivo di questo aumento dei costi è facile da spiegare. A causa dell'interchange fee più bassa, le banche emittenti delle carte hanno ottenuto entrate significativamente inferiori, mentre i costi per la fornitura dei servizi per le carte sono rimasti gli stessi, o sono perfino aumentati. Questo calo delle entrate dovuto all'interchange fee doveva in qualche modo essere compensato per continuare a far funzionare il sistema. Di conseguenza, il consumatore ha finito per pagare i risparmi dei commercianti. Ma non solo: lo studio non ha evidenziato alcuna prova del fatto che questi risparmi siano stati trasferiti ai consumatori nella forma di una riduzione dei prezzi per le merci e i servizi, così come spesso sostenuto da chi è a favore dell'abbassamento dell'interchange fee per giustificare un intervento di regolamentazione. Questo suggerisce che i commercianti abbiano semplicemente utilizzato il denaro per incrementare i propri margini. Sulla base di questa esperienza nel mio paese, credo che i membri del Parlamento Europeo dovrebbero prendere un respiro profondo ed esaminare attentamente l'impatto di una eventuale legislazione in materia su tutte le parti in causa e in tutti i Paesi. Questo dovrebbe essere fatto prima di prendere la decisione finale sulla necessità di una riduzione obbligatoria dell'interchange fee che dovrebbe essere discussa nella riunione plenaria di questo mese. Il mercato europeo dei pagamenti certamente non è perfetto ma non è nemmeno così tanto compromesso da giustificare un intervento di regolamentazione sui prezzi senza aver compreso appieno le conseguenze che andranno ad agire su tutte le parti in causa e avere predisposto misure complementari appropriate. Dovremmo apprendere dall'esperienza del caso della Spagna ed evitare di adottare misure inefficienti, incomplete e inique che creerebbero più danni che benefici per i consumatori finali.

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