L'editoriale del Mondo affronta l'annosa questione dell'Italia come paese europeo che ama di più l’uso del contante. "A parole la scusa che diamo è sempre la stessa: le carte costano e, quindi, se vado in giro con un rotolo di banconote in tasca, risparmio. Il sospetto, però, è che preferiamo evitare di lasciare tracce dei nostri pagamenti: dal lavoretto in nero dell’idraulico a qualche spesa inconfessabile da tenere nascosta ai propri cari. E non sta nemmeno in piedi la scusa che i pagamenti elettronici non sono sicuri: le statistiche parlano di appena lo 0,01 per cento di casi di truffa". Si passa poi a parlare dei costi per la gestione del contante: "si calcola che, tra misure di sicurezza e servizi bancari, il costo in Europa per la gestione delle banconote superi i 300 miliardi di euro". Per indurre gli italiani ad abbandonare il loro incondizionato amore per le banconote occorre che "il costo delle commissioni deve poter scendere grazie alle centinaia di milioni che il sistema bancario nel suo complesso risparmierebbe grazie alla riduzione dell’uso del contante. Lo Stato, da parte sua, dovrebbe invogliare cittadini e commercianti ad adottare i pagamenti elettronici, concedendo sgravi fiscali agli esercizi e sconti ai contribuenti che vi fanno ricorso. Ad avvantaggiarsene sarebbero tutti e non solo, come superficialmente si pensa, le banche che gestiscono i sistemi elettronici di pagamento: lo Stato (perché darebbe un colpo mortale all’evasione), i commercianti (perché otterrebbero una riduzione delle commissioni e correrebbero minori rischi di rapina), i cittadini (quelli onesti, non i furbetti, che potrebbero risparmiare e guadagnarci in sicurezza) e gli stessi istituti di credito che abbatterebbero notevolmente i costi della gestione dei contanti".
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