In seguito al primo caso italiano di denuncia per appropriazione indebita di firma digitale, il Secolo XIX racconta di che parliamo quando parliamo di questo strumento di identificazione elettronica: "Niente a che vedere con la digitalizzazione via scanner della nostra firma autografa. Anche se, in fondo, è proprio il suo equivalente informatico. È infatti una procedura che garantisce l'autenticità e l'integrità di messaggi e documenti scambiati e archiviati con mezzi informatici: e in quanto tale ha lo stesso valore legale della firma fatta con la stilografica". Occorrono dei particolari dispositivi elettronici: o una smart card o una pennetta Usb, detta anche token Usb: "Attraverso i quali è possibile applicare la propria firma digitale a qualsiasi documento: bilanci, contratti, ordini di acquisto, verbali di riunioni, risposte a bandi di gara, ma anche dichiarazioni di cambi di residenza, richieste di contributi, ricorsi e così via. La firma ovviamente non sarà la scritta svolazzante del nostro nome, ma un file generato dal dispositivo secondo un sistema di codifica crittografica che ne garantisce l'autenticità". Per ottenere la propria firma digitale basta essere maggiorenne e in possesso di codice fiscale e documento d'identità: " La via più rapida è rivolgersi alla Camera di commercio o alle associazioni di categoria convenzionate. A Genova la smart card è gratuita per i titolari di impresa individuale o agli amministratori di società. Costa invece 25 euro in tutti gli altri casi. Analogamente, il dispositivo token Usb costa 40 euro nel primo caso, 70 in tutti gli altri".
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