"Nella città di Oulu, sul Golfo di Botnia in Finlandia a circa 600 km. a nord di Helsinki, sempre più gli sviluppi tecnologici prodotti dalla società dell'informazione trovano applicazione pionieristiche e pratiche nella vita di tutti i giorni". Con queste frasi da cinegiornale vengono lanciati gli studi sulla Nfc che hanno portato a sperimentazioni come questa: un servizio di ristorazione per gli anziani che ordinano il cibo da casa limitandosi a sfiorare l’icona 'Domani voglio mangiare questo'. Oppure come questo: per accedere alla palestra pubblica di Oulu, i cittadini utilizzano come chiave un cellulare con tecnologia Nfc. Ad Oulu vengono sperimentate anche altre applicazioni con la Nfc: tra queste figura un progetto volto a facilitare le operazioni di parcheggio che prevede l’apposizione di un’etichetta sia sull’automobile sia nell’area di sosta. Occorre sfiorare entrambe le etichette per comunicare al sistema di parcheggio cittadino il luogo in cui si trova la vettura e pagare la relativa tariffa. Un altro esperimento studia l’utilizzo della tecnologia Nfc all’interno di un teatro: gli spettatori possono pagare il biglietto, acquistare bevande o snack e scaricare informazioni o brevi video clip. Studi avveniristici? No, datati 2005/2007. Oggi, a sei anni di distanza? Il sistema non decolla, tra problemi di massa critica, questioni di sicurezza e ritrosia degli esercenti. La grande distribuzione, in generale, deve ancora comprenderne l’utilità: ci sono tante applicazioni, oltre al pagamento in sé, che potrebbero dar valore all’Nfc: il self-scanning, le informazioni approfondite sui prodotti, la questione del couponing o delle offerte speciali o della fidelizzazione. Ma è un po' un cane che si morde la coda perché prima che gli esercenti possano davvero essere motivati nell'adottare i sistemi Nfc, occorre che gli utenti abilitati siano milioni e nonostante la diffusione sugli ultimi smartphone della tecnologia, siamo ancora lontani dalla formazione di una massa critica soddisfacente per il cambio di paradigma. Secondo la società di analisi Deloitte, sono stati circa 200 milioni i cellulari Nfc attivi nel mondo nel 2012. Ma entro il 2015 ancora solo il 50 per cento degli smartphone prodotti integrerà questa tecnologia. Sicuramente ci vorranno ancora anni per far sì che il passaggio alla moneta elettronica diventi definitivo, anche se esistono situazioni avanzate come la Corea del sud dove, in una delle zone più commerciali di Seul, hanno creato un sistema capace di offrire ai cittadini diversi servizi sfruttando la tecnologia Nfc: con il cellulare i clienti possono fare acquisti, avere ricevute digitali, ordinare un drink al tavolo, ma anche comprare biglietti del cinema o del teatro, pagare l’abbonamento ai mezzi pubblici e ricevere informazioni sugli orari. In Giappone le macchinette per distribuire biglietti e bevande in metro sono senza feritoie per la moneta, e si possono utilizzare solo carte di credito, bancomat e il cellulare con la tecnologia Nfc. Insomma, si va avanti piano e in modo disomogeneo.
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