Nel 2011 l'Italia era sessantanovesima su 179 paesi nella classifica di Transparency International che misura la corruzione nella pubblica amministrazione. Il 2012 ci ha visti freschi freschi al 72esimo posto, dietro al Ruanda, al Lesotho e a Cuba, per dirne alcuni. Facendo due conti, il Servizio anti-corruzione e trasparenza del ministero alla Funzione pubblica ha evidenziato un giro d’affari da 60 miliardi l’anno per la corruzione nostrana, una cifra impressionante. Come spiega Repubblica: "Le mazzette necessarie per oliare i meccanismi bizantini della burocrazia tricolore, dicono i giudici contabili, generano un sovrapprezzo medio del 40 per cento sulle opere pubbliche". Il che significa che sui 225 miliardi di spesa previsti dal governo Monti nel piano di infrastrutture strategiche 2013-2015 "si devono mettere in preventivo una novantina di miliardi in più, da contabilizzare alla voce tangenti“. È un circolo vizioso che esprime anche un calo netto degli investimenti esteri nel nostro paese: "Sarà un caso, ma Roma negli ultimi due anni ha visto crollare del 53 per cento i flussi di capitali stranieri nella nostra economia contro il -7 per cento del resto della Ue. La sfiducia degli investitori esteri tra l’altro rischia di trasformarsi in un boomerang micidiale per un Paese costretto a collocare ogni anno 400 miliardi di titoli di stato sui mercati".
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