Anche i dettami religiosi si fanno sempre più digitali. La storia dello smalto per unghie a prova di Corano ne è la dimostrazione. Quale sarebbe il problema? Che gli smalti classici non lasciano passare l’acqua durante i riti di purificazione giornalieri e la cosa li rende haram, ovvero proibiti. Alcune donne musulmane che vivono in California, allora, hanno cominciato a discuterne in rete scoprendo un prodotto di una casa produttrice polacca, la Inglot, che sembra essere traspirante. Allora interviene il direttore del settore educazione dell’Istituto islamico di Orange County, Mustafa Umar che testa il prodotto verificando che, in effetti, consente il passaggio dell'acqua. Il direttore ha un blog e, così, pubblica un post che di fatto sa il via libera all'utilizzo di questo smalto. Segue passaparola sui social network e il prodotto polacco decolla nelle vendite. Dopo il papa che twitta, le certificazioni Kosher che viaggiano sul web e la questione dello smalto per donne musulmane, il digitale mostra ampiamente di rappresentare un canale appetibile e risolutivo anche in argomenti chiusi come le questioni religiose.
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