Nel caso foste abituati, dopo aver ingurgitato in una calda notte infrasettimanale la peperonata fredda con sei pacchetti di grissini, a raggiungere ciondoloni il ferro del balcone per sgrullare la tovaglia con briciole e rimasugli sull'universo mondo che vi sottende, abbiate soltanto cura, per non essere penalmente perseguibili, di coinvolgere un numero molto limitato di soggetti eventualmente colpibili dalla pioggia di residui. Lo dice una recente sentenza della Cassazione, che ha assolto una coppia di cittadini albanesi dalla condanna inflitta nel gennaio del 2011 dal tribunale di Genova per "disturbo alla quiete pubblica" e "getto pericoloso di cose" dopo che una coppia di vicini, stanchi di ricevere i loro avanzi sul davanzale, li aveva denunciati. Insomma, per quanto riguarda tovaglie e tappeti, la Suprema Corte ha ritenuto che "il fatto non sussiste, perché lo sbattimento di qualche tappeto e lo scuotimento di qualche tovaglia non integra la condotta penalmente rilevante per l'impossibilità di causare imbrattamenti e molestie alle persone". Per arrivare alla condanna penale, occorre che le "scrollate" costituiscano un pericolo per "una pluralità di soggetti". Perché ci sia una condanna penale, quindi, occorre verificare quante briciole siano poste in essere, di che materiale siano composte, in che direzione tiri in vento e quanti poggioli, balconcini, finestre, cavedi e terrazzi vengano offesi dallo sbriciolame postprandiale o dal rintocco del battipanni sul kilim comprato in rete o a all'asta tv. Siamo un popolo di puntigliosi, rissosi e polemici con la spiccata vocazione a nasconderci dietro l'autorità costituita, quando, preferibilmente, non dietro l'anonimato. Giustizia italiota che, di suo, è lenta, esorabile, ampollosa al limite del comico. Perché, per esempio, in tempo di lotta all'evasione e di crisi economica, furoreggiano i siti di lamentazioni contro lo scontrino non battuto invece che denunce vere e proprie alla Guardia di Finanza? Tra i tanti motivi elencabili, nessuno è così convincente come potrebbe sembrare al primo impulso. Pensateci. E, nel frattempo, osservate i dati in crescita esponenziale di Evasori.info, un sito che dal 2008 a oggi ha mappato oltre 50 milioni di euro di scontrini e fatture non consegnati grazie a oltre 350mila segnalazioni fatte dagli utenti in tutta Italia. O di Tassa.li, l'applicazione per iPhone e Android che sprona i suoi utenti a denunciare i casi in cui non hanno ricevuto lo scontrino. Sono già stati segnalati oltre 15 milioni di euro evasi attraverso oltre 100mila segnalazioni. Senza dimenticare Non Evado che, però, lavora al contrario: gli utenti possono segnalare gli esercizi commerciali che rilasciano regolare fattura, in modo da premiare i virtuosi dello scontrino.

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